lunedì 22 agosto 2016

Recensione: Noi due ai confini del mondo - Morgan Matson (NO SPOILER)


Buon lunedì lettori, oggi vi porto la recensione di questo che ho finito ormai una settimana fa! Spero vi piaccia.

TRAMA
Informazioni edizione:
Newton Compton, copertina rigida
414 pagine
5.90
Amy Curry pensa che la sua vita sia uno schifo. Suo padre è recentemente scomparso in un incidente d’auto e sua madre ha deciso di trasferirsi dalla California al Connecticut, proprio durante il suo ultimo anno di scuola. Il viaggio in macchina per raggiungere la costa opposta degli Stati Uniti è lunghissimo, e con lei ci sarà Roger, figlio di un’amica della madre, che Amy non vede da quando erano bambini. Perciò, quando se lo trova di fronte, Amy ha uno strano sussulto, che però è brava a nascondere. La verità è che non è esattamente entusiasta all’idea di attraversare il Paese con qualcuno che non conosce, ma la strada è infinita e bisogna darsi il cambio alla guida. Il tragitto scrupolosamente programmato da sua madre viene però completamente stravolto, via via che l’iniziale diffidenza tra i due diventa simpatia, e il viaggio si trasforma, ora dopo ora, in qualcosa di diverso, molto speciale e più profondo… Noi due ai confini del mondo è un grande successo internazionale, un viaggio romantico e indimenticabile che vorresti non finisse mai.
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RECENSIONE
La domanda che sembrano farmi più spesso i lettori di questo libro è: «Hai davvero fatto questo viaggio in macchina?», e la risposta è sì. 
Spiega Morgan Matson nell'ultimissimo paragrafo di questo libro, intitolato L'arte del viaggio in macchina, seguito da alcuni suggerimenti che secondo lei possono ritenersi utili per un viaggio on the road e da una compilation di alcune canzoni recenti che ha ascoltato durante un suo viaggio. Come ci dice l'autrice, questo è un viaggio emotivo. La Matson allega, di tanto in tanto, alcune foto che ha scattato davvero nei posti descritti nel libro
Il mio primo viaggio verso il Paese è stato nel verso contrario rispetto a quello di Amy e Roger: dal Connecticut alla California per portare la mia macchina da una costa all'altra. [..] Cinque anni dopo, quando stavo tornando a est ebbi la necessità di portare di nuovo la macchina da un punto all'altro del Paese. E fu allora che cominciai a pensare che un viaggio come questo potesse implicare qualcosa di più complesso e profondo, e non un mero spostamento fisico. Che forse potevo raccontare anche la storia di un viaggio emotivo. [..] C'erano un sacco di buchi nella prima bozza, poiché sapevo di non poter scrivere di un luogo fino a quando non lo avessi visto di persona.
Il libro è narrato in prima persona dalla protagonista, Amy Curry, con un incidente alle spalle e una vita incasinata da gestire da sola. Amy si trova in California, nella sua casa che sta per essere venduta, pronta a partire per arrivare nel Connecticut, dove si trova la madre, partita un mese prima per questioni di lavoro.
Amy è sola, si sente sola e, a dirla tutta, preferisce esserlo, sentirsi invisibile, un fantasma che girovaga per la casa lontano da tutto, e da tutti. Infatti la strana telefonata della madre non farà altro che darle ancora più preoccupazioni.
«Oh, non dovrai guidare tu!». Mia madre ora parlava in tono troppo vivace considerando che un attimo prima sbadigliava. «Guiderò il figlio di Marilyn. Deve comunque venire sulla cosa orientale per trascorrere l'estate con il padre a Philadelphia, quindi è tutto risolto».
E quando, il giorno della partenza, davanti casa sua si presenterà un ragazzo niente male, ben diverso da come lo ricordava da piccolo, le preoccupazioni aumentarono ancora di più.
E così, Amy e Roger, si ritroveranno con uno schema preciso da seguire e la carta di credito della madre di Amy per arrivare nel Connecticut in quattro giorni. Ma qualcosa cambierà, e i due decideranno di fare una piccola deviazione per arrivare comunque nei giorni stabiliti, ma visitando Stati diversi. Solamente che inizieranno a prenderci un po' la mano, e i quattro giorni aumenteranno, cosa che farà imbestialire la madre di Amy, deludendola profondamente, come le urlerà a telefono, lasciandola così senza la sua carta di credito.
In questo viaggio scopriranno nuovi Stati, nuove città, nuove persone, nuovi cibi, e anche nuove canzoni. Amy riuscirà a sbloccarsi, riuscirà a riscoprire la vita, a ricominciare a vivere. Inoltre capirà che tenersi tutto dentro non serve a nulla, e per questo inizierà a parlare, a parlare di suo fratello gemello, di suo padre, della sua famiglia ormai distrutta, inesistente. Parlerà a Roger, a degli sconosciuti. Inizierà ad indossare vestiti diversi, vestiti che riusciranno a farla notare e non nascondere. E, tutto d'un tratto, Amy riuscirà a capire che questo viaggio non sarà solamente un viaggio per allontanarsi dalla California, per dimenticare qualsiasi cosa, bensì un viaggio di scoperta, un viaggio per riscoprire se stessa, in cui riuscirà a parlare di cose senza distruggersi ogni volta. Per ri-iniziare a vivere. Ancora una volta.
Come per Amy, anche Roger inizierà questo viaggio in modo titubante, ma per un motivo preciso, che verrà rivelato poi nel libro, e che lo aiuterà a capire molte cose.
«Ho pensato che sarei morta», gli confessai. «Per un lunghissimo istante durante l'incidente, ho pensato che fosse tutto finito. E poi, evidentemente, non è successo, ma.. è stato come se fossi morta in un modo diverso. Come se avessi smesso completamente di vivere, così non avrei dovuto sentire più niente. Perché sentire aveva portato così tanta sofferenze....». [..] «Ma da quando ho iniziato questo viaggio... è come se avessi cominciato a ricordare com'è. Sentirsi vivi. Sentire tutto. E quello che voglio dire è che non si sa mai quanto tempo hai a disposizione».
Ecco cosa dirò a Lucien, il quale conoscerà a Kentucky e grazie al quale scoprirà la mancanza provata verso suo fratello, decidendo così di andarlo a trovare, di parlarci, ascoltare la sua voce, abbracciarlo. Parlare con qualcuno che potrebbe capire il suo stato d'animo. Ma, più che altro, parlarci e basta, poiché dopo l'incidente - ma anche prima - non faranno altro che trovarsi ai due poli opposti, senza mai capirsi, senza mai riuscire ad avvicinarsi.
Amy e Roger capiranno che è inutile inseguire cose impossibili da raggiungere, che molto spesso, le scoperte più belle capitano alla gente che non le sta cercando.
 «Sai che cosa diceva sempre mia nonna?» «Nessun posto è come la propria casa?» azzardai, sforzandomi di fare un altro sorriso, stavolta meno tremulo di prima. «No», replicò lui, improvvisamente serio, continuando a tenere stretto il bordo del CD. «Domani andrà meglio». «E se non succede?», chiesi. Walcott sorrise e lasciò il CD «Allora ripetilo il giorno dopo. Perché potrebbe essere. Non si può mai sapere, no? A un certo punto domani sarà meglio».
Personaggi ben definiti, con un carattere reale, con pregi e difetti, colpe e segreti.
I luoghi sono ben descritti poiché davvero visitati, e le immagini allegate rendono il tutto più divertente e quasi reale. Anche voi piangerete durante i rari flashback che faranno soffrire Amy, anche voi ascolterete e canterete le compilation trasmesse dall'ipod di Roger, assaggerete nuovi cibi, nuovi sapori, imparerete nuovi motti e conoscerete nuove persone.

Consigliato a tutti coloro che vorrebbero riscoprire se stessi, che vorrebbero viaggiare e vivere. 
Sconsigliato a chi non ama i finali aperti e a chi non sopporta gli avvenimenti svolti troppo velocemente. 




E anche oggi è tutto, cari lettori.
Ho assegnato 4/5 stelline a questo libro su goodread proprio per il finale, che mi ha lasciato un po' l'amaro in bocca. Se qualcuno di voi l'ha letto, o ha intenzione di leggerlo, mi piacerebbe molto saperlo! Quindi, se vi va, scrivetemi un commento.
Vi auguro buon inizio settimana, e alla prossima!

2 commenti: