martedì 2 ottobre 2018

dovremmo essere tutti femministi

“Quello che mi colpisce - nel suo caso come in quello di molte altre amiche statunitensi - è quanto sia importante per queste donne sapere di <<piacere>>. Sono cresciute sentendosi dire che <<piacere>> è molto importante e che questo essere <<piacevoli>> è una cosa ben precisa. E questa cosa non prevede la possibilità di esprimere rabbia o di essere aggressive o di dissentire con troppa forza. Passiamo troppo tempo a insegnare alle ragazze a preoccuparsi di cosa pensano i ragazzi. Mentre il contrario non succede. Non insegniamo ai ragazzi a sforzarsi di piacere. Passiamo troppo tempo a dire alle ragazze che non possono essere arrabbiate o aggressive o toste, poi come se non bastasse ci giriamo dall’altra parte ed elogiamo o giustifichiamo gli uomini per quegli stessi comportamenti. In tutto il mondo troviamo articoli e libri che spiegano alle donne cosa fare, come essere e come non essere per attirare o rendere contenti gli uomini. Mentre ci sono poche guide che spiegano agli uomini come rendere contente le donne.”


Chimamanda Ngozi Adichie, in una cinquantina di pagine - trascritte da un suo discorso sul femminismo - cerca di trattare quanti più temi possibili per dare spazio al lettore di approfondirli e rifletterci sopra in modo molto importante. Parla delle donne, di come vengono viste in una società che viene reputata moderna, ma moderna non è affatto. Vediamo parlare delle differenze tra uomini bianchi e uomini neri, ma non ho mai sentito un uomo alzarsi per parlare della donna e della sua condizione non giusta nel mondo. Questo perché, agli uomini stessi, quest’ultima cosa gli permette di ricevere ciò che vogliono senza fare nessuno sforzo importante. Secoli fa, la donna era vista come un oggetto, una proprietà di un uomo - il quale poteva decidere se disfarsene o meno. Oggigiorno si pensa che le cose siano cambiate, ma, in realtà, la donna è rimasta un oggetto in quanto tale: deve preferire l’apparenza all’essere, deve aggiustare il suo modo di comportarsi, mostrarsi sempre perfetta, nascondere ciò che le piace solo per far piacere agli uomini che la circondano, che altrimenti la definirebbero uno scarto, una persona non idonea e della quale avere paura.
“Insegniamo alle ragazze a vergognarsi. <<Chiudi le gambe>>. <<Copriti>>. Le facciamo sentire in colpa per il solo fatto di essere nate femmine. E così le ragazze diventano donne incapaci di ammettere che provano desideri. Donne che si trattengono. Che non sanno dire quello che pensano davvero. Che hanno fatto della simulazione una forma d’arte.”
Ho visto ragazze aver paura di camminare con una gonna per strada per i pericoli dello stupro, ma non ho mai visto ragazzi non fare commenti inappropriati vedendo una ragazza con questo tipo di abbigliamento; ho visto ragazze sudare e studiare duramente per riuscire ad andare bene ad un’esame, e poi ho visto ragazzi ottenere con una facilità assai notevole ciò che questa aveva lottato per avere; ho visto persone dare la parola agli uomini, per ogni tipo di contesto, mentre la sua donna le sedeva di fianco come un premio da mostrare: “sono importante, e questa donna al mio fianco non fa altro che aumentare la mia grandezza”.
 Ho avuto paura di vestirmi come volevo, o di farmi reputare una ragazza interessante, perché altrimenti avrei rubato il posto ad un ragazzo che, per quanto sia annoiato e stupido, viene sempre visto come un essere supremo, un capo dal quale prendere ordini.
Le donne non possono urlare: uno dei punti iniziali e fondamentali di questo breve saggio che l’autrice cerca di approfondire quanto possibile: le donne devono avere un carattere mite, temperato, adatto a calmare l’uomo che è giustificato nei suoi momenti di rabbia, che può sbraitare e buttare oggetti per aria, sapendo che, tanto, la donna di lì a poco riaggiusterà tutto.
La donna non può avere determinate passioni, altrimenti non viene più chiamata tale, bensì con altri nomignoli dispregiativi e derisori. Tutto ciò nasce dalla cultura, dall’educazione sbagliata che uomini e donne ricevono alla tenera età: l’uomo deve essere virile e, come tale, deve pagare quando esce con una donna. L’uomo deve aver paura di provare emozioni al di fuori della rabbia e della superiorità, altrimenti perde la sua forza. L’uomo, in quanto sesso forte, deve lavorare e basta, lasciando qualsiasi altra mansione alla donna - anche se quest’ultima lavora allo stesso modo dell’uomo, anche se ciò che le è stato imposto di fare non le piace.
Femminismo è una parola particolare, una parola che racchiude tanti pensieri in poco, che dice tanto in niente: femminismo è l’accettazione del fatto che la donna esista, che in quanto essere umano ha tutte le potenzialità di un uomo, che può essere intelligente quanto lui, forte quanto lui, potente quanto lui. Perché nessuna legge al mondo stabilisce che solo un uomo debba essere salutato, e nessuna vieta ad una donna di salire al potere di qualche potente azienda.
Perché siamo donne, e non strumenti al comando di un uomo.
“Ho deciso di non scusarmi più per la mia femminilità. E voglio essere rispettata con tutte le mie peculiarità di donna. Perché me lo merito. Amo la politica, la storia e le belle discussioni. Ho gusti femminili. E sono felice di averli. Mi piacciono i tacchi alti e mi piace provare rossetti nuovi. Mi piace ricevere complimenti da uomini e donne (anche se, a essere sincera, preferisco quelli fatti da donne eleganti), ma spesso indosso abiti che gli uomini non apprezzano o non <<capiscono>>. Li indosso perché mi piacciono e perché mi fanno sentire bene. Lo <<sguardo maschile>> influenza solo marginalmente le mie scelte di vita.”

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