Manuel e Mia vivono insieme, a Bologna, in una casa così affollata che c'è perfino un coinquilino che non hanno mai visto in faccia. Mia ha quasi trent'anni, un lavoro che odia e la voglia profonda di mordere la vita prima che sia troppo tardi, prima di diventare irrimediabilmente grande. Manuel sta pubblicando online i capitoli di un romanzo sull'Amor cortese che spera che un giorno possa piacere a un editore. Mia e Manuel sono infelici. Non sanno guardare in faccia il vuoto che si è creato tra loro. Si stanno perdendo, anche se si amano. Devono trovare la giusta mezura.
Flavia Biondi costruisce l'anatomia di un amore fatta di piccoli gesti, di ribellioni impercettibili, di un bisogno infinito ed essenziale di provare a essere felici, dopo aver accettato che non è scontato, né dovuto, esserlo. Un volume cartonato con una preziosa copertina telata di colore blu e la stampa a schiaccio a caldo in bianco. Un oggetto unico per raccontare il sentimento più forte.
Gli esseri umani sbagliano. Si creano delle aspettative e rimangono delusi dalla realtà delle cose. Molto spesso ci innamoriamo per allontanarci dai problemi, per difenderci dalla natura che ci fa sentire piccoli, dalla vita che ci dona stress e tristezza nonostante i nostri desideri di beatitudine e di un futuro perfetto.
Rimaniamo così accecati da quello che desideriamo che, molto spesso, dimentichiamo
l’imprevedibilità delle cose, la paura, le difficoltà. Ci sentiamo invincibili per un po’ e quando ritorniamo ad essere vulnerabili e impauriti non riusciamo ad andare avanti. Ci accechiamo, non accettiamo quello che succede, e ci facciamo del male involontariamente. Lo facciamo per poter provare qualcosa, per cercare di non vedere più quel vuoto che ci circonda. Eppure lo vediamo sempre, ci insegue, talvolta ci cattura e poi ci lascia liberi per il semplice gusto di farlo, per il gusto di vederci soffrire, e noi rimaniamo in balia di quei sentimenti così ambivalenti, in quel dualismo continuo che ci soffoca. Su una bilancia dove i pesi molto spesso tendono verso qualcosa che non ci piace, che non riusciamo ad accettare, ma che dobbiamo accettare nonostante la nostra volontà.
La vita molto spesso non ci aggrada, non risponde alle nostre chiamate incessanti, né alle nostre email di richieste. Lascia i nostri messaggi con un visualizzato, e continua a fare quello che le pare. E noi? Noi continuiamo a sentirci degli inetti, e iniziamo a ferire non solo noi stessi, ma anche le persone che ci circondano.
L'amore che prima salvava, inizia a diventare un ulteriore preoccupazione, un peso sullo stomaco di cui non riusciamo a liberarci ma di cui, allo stesso tempo, non possiamo fare a meno. Allora facciamo fuoriuscire tutte le pulsioni sbagliate del nostro Es, dando il via libera ai pensieri sbagliati, quelli immorali. E solo quando arriviamo al bivio ed abbiamo il coraggio di non scappare più dal vuoto che ci insegue, ma di girarci e guardarlo con coraggio dritto negli occhi, riusciamo a capire. Capiamo che la vita molto spesso ci fa inciampare, ci fa cadere con gli ostacoli che crea improvvisamente e ci fa chiedere troppe volte "perché a me?". Noi esseri umani sbagliamo, è vero, e spesso dimentichiamo che non siamo gli unici.
Siamo egoisti anche quando non abbiamo il desiderio di esserlo e ci proviamo con tutti i nostri sforzi. Siamo egoisti, e pensiamo che il male e il bene colpiscano solo noi, dimenticandoci degli altri e parlando di noi stessi, rimuginando su quello che facciamo e diciamo, ma soltanto per il fine del nostro benessere, e non di quello degli altri.
L'autrice, con le sue tavole dolci e malinconiche in bianco e nero, ci racconta la storia della vita di ognuno di noi. Ci ricorda che non è sbagliato sentirsi fragili, e nemmeno sbagliare; coccola le nostre paure, le controlla, le conta e ci consiglia di accantonarle.
Mia e Manuel sono due personaggi che racchiudono tutto ciò che significa vivere, senza mancare di passioni e di vita. Sono umani, ed è per questo che si perdono, sbagliano e non sanno come comportarsi davanti alle situazioni più impensabili, non credendo che queste potessero capitare proprio a loro, e in modo così violento. Riuscirete a sentirli respirare, a provare il loro dolore, ad immedesimarvi a tal punto da credere che non racconti una storia per voi, ma di voi.
Non è sbagliato sbagliare, basta solo rendersi conto dei propri errori e provare a rimediare, sinceramente.
La vita, in fondo, è una fame che ci attanaglia a tal punto da procurarci crampi allo stomaco insopportabili. Ciò di cui abbiamo bisogno, è soltanto saperla sfamare, vivendola fino in fondo, con tutti i suoi dolori. Alla continua ricerca non della felicità, ma di una giusta mezura.
Nessun commento:
Posta un commento