16.00 EUR 122 pp. |
SINOSSI:
Io che amo solo me è il mantra delle donne che ce l’hanno fatta, a sfuggire dalle distorsioni che l’amore malato riserva. Ma è anche l’invocazione silente di quelle donne che da questa trappola emotiva ancora si devono liberare, quelle donne che subiscono, quelle donne che si mortificano, quelle donne che non si sentono abbastanza pur essendo più del dovuto, che restano anche quando l’unica scelta accettabile sarebbe andar via. Elemento di congiunzione di tutte le storie che animano questa antologia "terapeutica" che intervalla parole e immagini, utile guida comportamentale per le donne ma anche per qualche maschio intemperante, è la molteplicità scandita dall’intercultura, e il senso del viaggio che non sempre rappresenta un ritorno, anzi talvolta diventa salvifico proprio perché è in se stesso un congedo. Le donne che si amano spesso tacciono eppure sanno parlare; sanno parlare d’amore, di vita condivisa, di tempo intimo, di forza e fragilità insieme, di colori e raffigurazioni, di luci e di ombre. Le donne che si amano sono quelle che all’improvviso, un giorno come tanti che però fa la differenza, interrompono il silenzio della solitudine e si ripetono a gran voce che la rinascita è finalmente reale, e che l’unica cosa che vale la pena dirsi, grate e decise, è: Io che amo solo me.
La lota è un uomo curato e attraente, nell'intimo un mix fra la donnola e la donnicciola, un gigante dalle gambe d'argilla, un essere tentacolare capace di affascinare ma incapace di amare.Ci vengono così presentate le "lote", gli uomini lota, un aggettivo prevalentemente napoletano utilizzato in modo molto dispregiativo. Le lote sono, in questa racconte - più che di racconti - di storie, i protagonisti indiscussi. Le persone da allontanare dalla propria vita.
Questo volume racchiude dodici storie vere da dodici donne diverse che, almeno una volta nella vita, hanno avuto contatto con le lote, e sono riuscite ad allontanarle, in un modo o nell'altro.
È un libro che parla di rivincita da parte delle donne, libro femminista, crudo e reale, che descrive molte delle situazioni "d'amore" del giorno d'oggi.
Uomini che, per divertimento o per problemi molto profondi (mentali si intende), decidono di tradire le proprie fidanzate, di usare donne, di picchiarle, di credere di poterle possere come fossero oggetti o trofei. Niente di più sbagliato.
Le donne sono importati, fondamentali nella vita dell'uomo e nel mondo in generale. Senza donna, che mondo sarebbe? In primis non ci sarebbe vita, in quanto è la donna che dà nuova vita al mondo, nuove persone. E in questo libro viene sottolineato, in modo molto evidente, questo pensiero reale e, molte volte, dimenticato.
Sono storie raccontate da donne diverse, per la maggior parte donne straniere che hanno cercato conforto in Italia per diverse ragioni.
Vengono narrate le vicende di donne picchiate, donne maltrattate sia fisicamente che psicologicamente, donne usate come oggetti di desidero, o come oggetti e basta. Ogni storia, però, nonostante tutto, ha un messaggio di speranza. Speranza di vita. Speranza d'amore. Perché gli uomini, sì, è vero, molto spesso sono narcisisti, sono egoisti ed egocentrici, ma, come si scopre nell'ultima storia, esistono anche uomini che possono essere davvero definiti tali.
La storia che più mi ha colpita è stata quella di Marina Sorina, intitolata Le macchie, che è anche una
delle due donne che ha curato questo libro.
Questa storia in particolare, in mod maggiore rispetto alle altre, mi ha trasmesso un forte bisogno di fare qualcosa per le donne, per la loro posizione che, ancora oggi, nel 2017, è inferiore a quella dell'uomo.
Ogni storia è accompagnata e descritta da un'illustrazione, ognuna creata da un'illustratrice diversa, che riesce a rappresentare a pieno la vicenda raccontata.
Sono storie brevi, di massimo quattro/cinque pagine, ma che lasceranno in voi, se siete donne o anche ragazze, un senso di fierezza e se siete uomini, un senso di pesantezza, di pentimento. Questo dovrebbe essere un libro da far leggere a chiunque, in particolar modo ai ragazzi e alle ragazze delle medie e delle superiori, per dimostrare loro la difficoltà dell'essere donna e il bisogno di essa nel mondo.
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